Inutile negarcelo, dalla seconda vittoria del tricolore ad oggi il calcio è davvero cambiato. Quanta nostalgia a pensare alle domeniche attaccati alla radiolina, in attesa che il nostro tanto amato radiocronista prendesse la linea per descrivere con tanta enfasi, e solo attraverso la sua voce, l’ultimissima magia del nostro Napoli.
Domeniche di un pallone che non esiste più e che nostalgicamente ci manca tanto.
La concomitanza delle partite, tutte rigorosamente giocate tra le 15 e 16:45, la numerazione delle magliette dal numero uno all’undici, la speranza di vittoria che ogni italiano riponeva nel famoso 1X2, sono sapori di un calcio ormai antico, che però era indiscutibilmente pieno di magia e tanta poesia.
Accade così che oggi la radiolina è ormai surclassata dalle televisioni e che, nel men che non si dica, anche la nostra amata televisione verrà sempre di più superata dai social.
E così in un sabato pre partita ti trovi ad esultare per un cinguettio del tuo presidente che annuncia, prima della partita contro il Verona, una pace tra società e tifosi organizzati che era auspicata da tutti, ma che purtroppo per tanti motivi tardava ad arrivare.
“Napoli siamo noi. Presidente e tifosi uniti per vincere!” Questa dichiarazione potete scommetterci ha fatto esultare tutti i tifosi del Napoli che da tanto, troppo, tempo ormai vedevano un Diego Armando Maradona orfano del suo più grande fuoriclasse di tutti i tempi: il DODICESIMO UOMO.
Le partite in casa con Lazio e Milan in campionato hanno dato la chiara testimonianza, se mai ce ne fosse di bisogno, di quanto importante sia per la nostra squadra il supporto della propria gente. Si era giunti ormai al paradosso che la tifoseria avversaria, con i propri cori e striscioni, diventava padrona del Maradona, uno stadio che sempre per il proprio calore era invidiato in tutto il mondo.
Con un Napoli primo in classifica, che sta dominando il campionato italiano, non era davvero più giustificabile, agli occhi di una città intera e di tutta l’opinione pubblica, vedere le curve svuotate delle bandiere dei lori più fedeli sostenitori. Uno stadio silenzioso che metteva tanta malinconia e che non dava merito a una squadra che sta facendo parlare di sé tutti gli amanti di questo sport.
Luciano Spalletti, saggio uomo di calcio, manifestando il suo dissenso, minacciando azioni forti come quelle di abbandonare la panchina in caso di ulteriori scioperi del tifo, ha dimostrato ancora una volta che il vero fuoriclasse di questa squadra è senza dubbio lui che, all’età di 64 anni, vede molto probabile la vittoria del primo suo scudetto in Italia, e non vuole farsela scappare per nulla al mondo, e con lui tutti noi!
Grazie al suo intervento, e a un presidente che ha smussato gli angoli di una diatriba inutile e autolesionista, al Maradona finalmente tornano striscioni, bandiere, e tamburi, e poco importa se il Napoli non è riuscito ad avere la meglio contro il Verona, il gol più importante ieri è stato siglato con un tweet. Quello che conta è che, da qui fino alla fine, sino all’ultimo secondo, il Napoli non sarà mai solo, TUTTI UNITI per arrivare al traguardo finale in Italia e in Europa…
Martedì sera si fa la storia, perché potete giurarci che Pulcinella Osimhen vorrà mangiare il diavolo, come se fosse il più bel piatto di maccheroni fumanti della sua vita.
L’invincibile armata Napoli è tornata ed ora non sarà facile per nessuno.
Gennaro Di Franco