DODICESIMO UOMO – Il Filosofo Calzona

da | 7 Mar 2024 | Redazione, TOP NEWS

Ormai è chiarissimo: così come Zarathustra, nella massima opera del filosofo tedesco Nietzsche, scese dalla montagna al mercato per portare l’insegnamento all’umanità, allo stesso modo Calzona sembra essere sceso dalla Slovacchia, con addosso ancora la tuta da Ct della nazionale, per parlare alla nostra squadra.

Il tecnico ha portato nello spogliatoio azzurro il suo massimo insegnamento, quel 4-3-3 che da queste parti ormai è vero e proprio verbo, per squadra, società e tifosi.
Il Mister non ha badato certo a canoni estetici filosofici, ma è andato dritto al cuore del problema, confidando alla squadra che quando ha accettato la panchina del Napoli aveva solo una certezza: il loro talento.

Calzona, uomo di campo, sapeva bene che questa squadra era talentuosa, piena zeppa di tecnica sopraffina. Il genio di Kvara e l’arroganza di Victor Osimhen non sono certo materiale umano che si può trovare in ogni squadra di calcio!
Il mister conosceva bene anche la sua Napoli, piazza unica al mondo, ma che, come lui stesso ha dichiarato all’alba della sfida contro il Barcellona, ti trasporta e ti travolge. Non è infatti un caso che siamo nella città della Sirena Partenope che, con il suo ammaliante canto, faceva naufragare sulle coste di Palepolis tutti i naviganti…

Calzona, che da queste parti ha vissuto tanti anni, sapeva molto bene che non era una questione di capacità. La squadra che l’anno scorso è stata Campione d’Italia era forte e rimaneva tale, ma era rimasta inevitabilmente vittima di questo dolce canto, letteralmente travolta dalla passione e dall’amore che la città ha riversato su questi calciatori per la vittoria del tanto sospirato e desiderato tricolore.

Lo stesso De Laurentiis era rimasto travolto da questo dolce canto. Orfano di Spalletti, consapevole anch’egli della forza della squadra, aveva sottovalutato il problema del cambio tecnico, pensando che bastasse un allenatore di provata esperienza quale Garcia per continuare a vincere.
Ma qui c’era bisogno di un filosofo di calcio, come lo sono stati Sarri, con il suo sarrismo, e Spalletti, filosofo contadino.

Ma ormai tornare indietro e rivedere gli errori/orrori del passato, a questo punto della stagione, è esercizio puramente stilnovistico, e certamente non efficace.
Ci sarà il tempo e il luogo per queste analisi, ma ora il nostro presente si chiama Torino.
Tutto passa per la vittoria contro i granata, soprattutto considerando che le altre squadre che precedono in classifica il Napoli avranno tutte scontri diretti in campionato.

Giova ricordare che il Torino di Juric è stata squadra capace, non più tardi di due mesi fa, di rifilare agli azzurri un sonoro tre a zero, sberla calcistica che ancora fa male ai tifosi azzurri.

La vittoria nella madre di tutte le partite contro la Juve è un balsamo unico per le gambe, ma soprattutto per la mente degli azzurri.
Calzona, con la vittoria prima con il Sassuolo e poi in casa con i bianconeri, pare aver davvero trovato il bandolo della matassa.
Ora serve dare continuità di risultati a una squadra che tante volte pare essersi ingolfata proprio sul più bello.

Ma ancora una volta a dare sicurezze a questa squadra è il modulo. Il 4-3-3 messo in campo dall’attuale allenatore non è semplicemente un esercizio tattico vuoto, recitato a memoria a mo’ di preghiera ma senza senso. Oggi i dettami tattici sembrano di nuovo essere un vero e proprio verbo nel quale gli azzurri credono fino in fondo.

Ovviamente a questo Napoli non bastava solo la scossa mentale; era necessario anche ridare brillantezza fisica. E per amore della verità va ricordato che, mentre Mazzarri ereditava un Napoli atleticamente in ginocchio, oggi il Napoli viene fuori dalla cura Pondrelli e, con Sinatti di nuovo sul ponte di comando, non può fare altro che migliorare ulteriormente.

Venerdì sera al Maradona si scende in campo. Sarà la prima partita di undici giornate che restano per sperare di qualificarsi in Champions League anche per il prossimo anno, impresa che fino a pochi giorni fa era una vera e propria utopia ma che ora, grazie al Mister sceso dalla Slovacchia, è impresa difficile ma non impossibile.
Calzona, con il suo sangue freddo e la sua gaia scienza, farà di tutto per riuscirci, e state sicuri che ricorderà ai suoi uomini che non basta vincere contro la Juve per cancellare una stagione assurda; per farlo bisognerà d’ora in poi abbandonare coloro che parlano di sovraterrene speranze, ma credere solo e soltanto nel proprio lavoro.

Così parlò Zarathustra o, se preferite, Ciccio Calzona!

Gennaro Di Franco