Francesco Modugno, presente a ‘Il Bello del Calcio’ su 11 Televomero, ha parlato della brutta sconfitta del Napoli contro l’Atalanta.
Questo il commento del giornalista:
“Quella di oggi è stata una brutta sorpresa, per me e credo anche per Calzona. C’erano ben altre aspettative e si credeva di poter fare una prestazione importante con l’Atalanta. La Champions era un obiettivo in cui il club credeva e c’era voglia di fare qualcosa di importante nel primo di vari scontri diretti da giocare in casa, in uno stadio con 50.000 persone e con l’onda emotiva del caso Juan Jesus che aveva ricompattato lo spogliatoio. Questa era la partita che doveva permettere alla squadra azzurra di resistere concretamente nella corsa alla massima competizione europea, ora raggiungibile solo da un punto di vista puramente aritmetico.
Questa squadra si porta dietro un’identità che probabilmente è stato il grande male di questa stagione, si tratta di un’idea di calcio da cui la squadra fa fatica a discostarsi e anche a Castel Volturno ne sono consapevoli. Quello che oggi ha sorpreso sono state la fragilità dimostrata, la mancanza di equilibrio e l’incapacità di difendere come squadra. Questa è una squadra svuotata emotivamente, ha perso entusiasmo e la voglia di credere in sé stessa. Ha cominciato per riproporsi tra le prime posizioni e poi anche obiettivi come la Champions hanno iniziato a sfumare, ora anche quando l’approccio alla partita è fatto con la mentalità giusta si fa fatica a riproporlo in campo.
Responsabilità? Condivise tra tutte le parti: 33% la società, 33% gli allenatori e 34% da dare ai calciatori, visto che nonostante tre cambi in panchina la squadra è molto distante dalle prime posizioni dopo un campionato vinto. Oggi la contestazione giunta dagli spalti mi è sembrata abbastanza chiara. Io faccio molta fatica a dare delle colpe a Calzona per la situazione attuale.
Contestazione dei tifosi? Lo Scudetto ha anestetizzato l’ambiente e ha reso il club immune da critiche per gli errori. Come ho già detto in precedenza questa stagione, nella sua negatività, è ancora più straordinaria della precedente. Mai una squadra campione d’Italia si è ritrovata a vivere il dramma sportivo vissuto dal Napoli quest’anno.
Eventuale Conference League? Io firmerei adesso per non andare in Europa, ma per avere un presidente che per avere tre anni tecnicamente duri, di costruzione e di crescita dirottasse tutti i suoi sforzi su stadio e centro sportivo.
Se il Napoli ha la forza di rialzarsi? In questo momento così delicato, con una delusione che può prendere il sopravvento su obiettivi da raggiungere e le aspettative, un allenatore deve lavorare soprattutto sulla testa: bisogna capire se la squadra ha la personalità il carattere e l’orgoglio per reagire. Bisogna scavare dentro e trovare nuove forze, per rispetto della città e della maglia.
Il futuro? Se sono il presidente, faccio la rivoluzione. Con questo intendo una discontinuità assoluta con tutto ciò che è successo prima: potrei decidere di far restare Calzona e ribaltare completamente la squadra, non assumere nuove figure in dirigenza ma dare più margini operativi a chi già lavora per il Napoli.
Nuovo allenatore? Conte è il top della panchina ma è quasi inavvicinabile. Chi scelgo tra Pioli e Calzona? La storia del milanista è certamente differente. Italiano? Sarebbe espressione di continuità tecnica e progettuale, ma bisogna capire che Napoli vuole costruire la proprietà”.