Incidente stradale per Edo De Laurentiis, coinvolte due donne e un bambino

Incidente stradale per Edo De Laurentiis, coinvolte due donne e un bambino

Si sa ancora poco dell’incidente che ha coinvolto questo pomeriggio Edoardo De Laurentiis, vicepresidente del Napoli e figlio del presidente Aurelio De Laurentiis. Lo schianto, per fortuna senza conseguenze gravi, sarebbe avvenuto questo pomeriggio intorno alle 16 a Casapulla, nel casertano.

Edoardo, alla guida della sua Porsche, avrebbe impattato contro una Nissan, all’interno della quale vi era un bambino di tre anni rimasto ferito nell’impatto e per fortuna subito dimesso dopo un iniziale ricovero preventivo all’ospedale Santobono di Napoli. Ferite una al naso e una al gomito invece le due ragazze che erano assieme al figlio di ADL, trasferite al pronto soccorso dell’ospedale di Caserta con mezzi propri.

Lo stesso Edo De Laurentiis ha rassicurato sui social qualche ora dopo l’accaduto, repostando su Instagram un messaggio della compagna: “Grazie a tutti per l’interesse riguardo l’incidente, ma stiamo tutti bene. Grazie di cuore da me e Edoardo De Laurentiis. Oggi pomeriggio siamo stati coinvolti in un lieve incidente, nessuna conseguenza per i passeggeri. Il bimbo di 3 anni sta a casa ed è tutto ok. Grazie a tutti”.

Napoli, Garcia assicura: “Ho sentito Osimhen, ecco quando torna”

Napoli, Garcia assicura: “Ho sentito Osimhen, ecco quando torna”

Non poteva mancare durante l’odierna conferenza stampa di Rudi Garcia anche una domanda sullo stato fisico di Victor Osimhen, attualmente in Nigeria di comune accordo con la società. Ecco cosa risponde l’allenatore azzurro sule condizioni del centravanti: “Victor s’è accordato con la società, io l’ho sentito per messaggio, i dottori mi assicurano che sta seguendo il programma, tutto va bene e sarà con noi settimana prossima. Non è che non mi interessa, ma che sia Osimhen o Russo (giovane aggregato, ndr), infortunati insieme, non possono giocare e quindi mi concentro su chi può giocare”.

Parole distensive quelle del tecnico, che preferisce concentrarsi più sui calciatori a disposizione rispetto a quelli indisponibili. Vedremo se settimana prossima Osimhen farà effettivamente ritorno a Napoli, nella speranza che le tensioni delle ultime settimane possano definitivamente sparire e che il calciatore possa tornare presto a vestire da protagonista la maglia azzurra.

Garcia: “4-2-3-1 utile, ma dobbiamo concedere meno gol”

Garcia: “4-2-3-1 utile, ma dobbiamo concedere meno gol”

Consueta conferenza stampa della vigilia per l’allenatore del Napoli Rudi Garcia, il quale ha così presentato il derby di domani contro la Salernitana.

Domani vedremo il Napoli del secondo tempo col Milan e non del primo?
“Non buttate tutto del primo tempo, abbiamo preso due gol sulle due prime azioni del Milan, non abbiamo fatto male male, dovevamo fare meglio sui due gol, ma abbiamo avuto anche la palla dell’1-1 ma ormai è passato e concentriamoci su domani. Ovviamente quando una squadra torna da 0-2 a quasi 3-2 all’ultimo il secondo tempo è stato migliore in termini di risultati. E’ sempre meglio finire su una nota positiva”.

Perché c’è questo divario così netto tra un tempo ed un altro? Il 4-2-3-1 è una soluzione per l’inizio?
“Abbiamo dimostrato non solo col Milan che questo modulo può essere utile, sappiamo metterlo in campo, potrebbe esserlo anche domani. Dobbiamo concedere meno gol, soprattutto perché a parte una gara abbiamo sempre fatto gol. Concentriamoci un po’ di più sulla fase difensiva che può essere anche di riaggressione, di difendere in avanti, ma i ragazzi lo sanno dobbiamo impegnarci in 11 e così saremo più solidi”.

La squadra deve capire meglio i momenti in cui salire tutti o difendere?
“Secondo me non è questo, se riguardate il primo tempo, abbiamo regalato tanti palloni agli avversari. Anche giocatori che di solito non lo fanno. Quando si perdono troppi palloni non puoi più attaccare e ti esponi di più. La chiave è giocare meglio col pallone senza regalare nulla agli avversari”.

Il programma di Osimhen?
“S’è accordato con la società, io l’ho sentito per messaggio, i dottori mi assicurano che sta seguendo il programma, tutto va bene e sarà con noi settimana prossima. Non è che non mi interessa, ma che sia Osimhen o Russo (giovane aggregato, ndr), infortunati insieme, non possono giocare e quindi mi concentro su chi può giocare”.

7 punti dall’Inter significa che viete già arresi?
“Mi aspettavo una domanda cattiva dalla sua parte (ride, ndr). É sempre negativa la sua domanda. Ho capito male forse. Siamo ad un quarto del campionato, restano tre quarti per tornare su chi è davanti”.

Lindstrom sta crescendo? Potrà avere più spazio?
“Spazio l’ha avuto un po’, quando un giocatore è esterno d’attacco deve essere decisivo con gol e assist e per ora per togliere il posto a Kvicha e Matteo è un po’ complicato per gli altri, ma non possono giocare tutte le partite 90 minuti e quando entra al loro posto anche con poco tempo deve dimostrare di poter essere capace di determinare. Vale per tutti i giocatori. C’è la parte offensiva, in cui essere decisivi, ma anche la mano difensiva per aiutare la squadra e su questo Lindstrom sta migliorando tanto”.

Meglio fuori che in casa, che spiegazione dà?
“Nessuna”.

Può influire che fuori casa andate in ritiro ed in casa no?
“Non c’entra niente, col Covid non c’erano più ritiri e c’era comunque chi vinceva lo Scudetto e chi arrivava secondo, io sono andato in semifinale di Champions senza fare ritiri. Ho giocatori responsabili e professionisti”.

Ha avuto un dialogo particolare con Elmas, Rrahmani e Rui sostituiti al 45′?
“Non è una sanzione una sostituzione al 45′, è per migliorare la squadra e loro lo sanno, c’è chi è già uscito tante volte all’intervallo e che poi ha iniziato quella dopo. Potevo fare altre scelte, ma quando perdi 0-2 e cambi due difensori sembra particolare… ma la gara ha dimostrato che erano le scelte giuste col cambio modulo”.

Le insidie del derby?
“Grazie per le domande, si gioca con la Salernitana, abbiamo parlato del Milan ma non possiamo rigiocarla. Domani ritroverò De Sanctis che apprezzo moltissimo, è stato uno dei pilastri del mio spogliatoio alla Roma. Ho sempre saputo che sarà un grande dirigente, durante i 90′ saremo avversari ma sarà un grande piacere rivederlo. Ritroverò un po’ di giocatori che conosciamo in Francia, Bradaric, Dia, Coulibaly, alcuni li conosciamo da lì. Io non sapevo che a 50km di distanza non avrei trovato un rispetto, un clima diverso. Visto il momento che viviamo nel mondo, la rivalità può starci ok, ma non è la guerra, di guerre ne abbiamo abbastanza. Spero ci sia sostegno per le squadre, ma nessun odio che non porta da nessuna parte. Solo questo”.

Come è stato accolto al murale di Diego? Si sente più napoletano?
“Già lo dissi quando ci fu un po’ di tempesta e ne parlammo qui, in città trovo tanta gente che mi incoraggia, tifosissimi della loro squadra, cerco solo di avere una vita normale anche se non è normale per noi in nessuna città, è complicato ma era l’anniversario del grande Diego e visto che non c’era mai andato ci sono andato ed è stato molto bello. Come li chiamate voi, gli scugnizzi che giocano per strada, la bellezza del calcio è questa, i bambini che saranno al nostro posto nel futuro”.

Ostigard: “Al momento non siamo a livello di un anno fa, ripetersi non sarà facile”

Ostigard: “Al momento non siamo a livello di un anno fa, ripetersi non sarà facile”

Lunga intervista ai microfoni di Transfermarkt per il difensore del Napoli Leo Ostigard, che ha spaziato tra il suo passato e presente in maglia azzurra, cominciando dall’addio in estate di Kim Min-Jae che ha indirettamente spianato la strada ad un suo maggior minutaggio in questa stagione: “Nessuno qui è felice della sua partenza. È una grande persona e ne sentiamo la mancanza. Ha avuto una grande opportunità: a quanto pare poteva decidere fra Manchester United e Bayern Monaco e alla fine ha optato per i bavaresi. È stata una buona scelta, è innegabile che la sua partenza abbia avuto dei risvolti positivi per me. Le mie possibilità di giocare sono aumentate immediatamente e ora tocca a me fare del mio meglio. La stagione precedente è stata difficile per me. È più facile mostrare le proprie qualità quando si hanno diverse partite di fila piuttosto che una sola ogni tanto”.

Sulla decisione di sposare il progetto azzurro, Ostigard ha poi commentato: “Il Napoli mi ha voluto fortemente, i dirigenti mi chiamavano ogni settimana. Ci sono volute undici, dodici settimane per chiudere il trasferimento. Dire no sarebbe stato molto difficile e non mi sono mai pentito di aver scelto questo club così speciale”.

Il difensore norvegese si è detto felice del proprio aumento di valore di mercato sull’omonima piattaforma: “Sono soddisfatto. Penso di appartenere a questa ‘fascia’. Se manterrò questo livello, il mio valore salirà ulteriormente”.

Sulle possibilità del Napoli di ripetersi anche quest’anno: “Ripetersi non sarà facile. Ci sono molte squadre attrezzate. L’anno scorso tutti si è incastrato alla perfezione. Abbiamo giocato il nostro miglior calcio, è stato incredibile, sebbene quando si è iniziato a vedere il traguardo si è percepita una leggera ansia. Anche se ho giocato poco, credo di aver contributo al risultato finale. Ho imparato molto da questa nuova esperienza. Per come la vedo io, se vuoi vincere lo scudetto hai bisogno di una buona squadra con giocatori che si aiutano a vicenda, invogliano a superare l’asticella. Credo che la squadra sappia che anche i giocatori che non hanno giocato molto sono stati molto importanti per il club. Perché abbiamo dato il massimo in ogni allenamento per mantenere alta la qualità. Al momento non siamo ancora al livello di un anno fa ma dobbiamo restare nella scia delle prime”.

Chiusura sul futuro: “Dopo anni in prestito, cercavo un posto dove poter restare più a lungo. Sono davvero felice di essere qui. È diverso dall’Inghilterra: è impossibile descrivere come ci si sente a giocare per il Napoli, bisogna essere qui per capirlo. I tifosi vivono per il calcio, è come una religione. Ovviamente è stato molto utile giocare in Paesi e campionati diversi. Mi ha permesso di acquisire nozioni, migliorarmi costantemente. Ora non ho intenzione di fermarmi, sarebbe sbagliato. Io voglio sempre di più, è questo che mi anima. Su quello che ho ottenuto ci rifletterò a 40 anni, quando avrò chiuso con il calcio”.

Giuntoli: “ADL mi ha insegnato tanto, forse anch’io qualcosa a lui”

Giuntoli: “ADL mi ha insegnato tanto, forse anch’io qualcosa a lui”

Lungo intervento tenuto questa mattina da Cristiano Giuntoli sul palco del Festival dello Sport di Trento, dove l’attuale DS della Juventus ha parlato del momento del club bianconero, ma anche del suo passato con il Napoli e del suo rapporto con Aurelio De Laurentiis. Ecco le sue parole: “Col club Prato Juventus andavamo a vedere la Juve. Sono stato un bambino che ha sognato molto. La passione nasce da mio nonno dove si parlava di calcio, di ciclismo. La prima volta allo stadio? A Bologna, non mi ricordo quale partita fosse ma ci fu tanta pioggia. La prima che ricordo è Pistoiese-Juventus: situazioni particolari perché dovevamo stare zitti e non esultare ai gol (ride, ndr). Mio padre? Era proprio un fanatico della Juve. Io avevo più una visione a 360 gradi, lui era un grande tifoso. Mi manca un po’ la condivisione con lui di questi momenti. Sarebbe stato contento e orgoglioso ma anche un po’ preoccupato oggi. Nella mia famiglia sono tutti juventini: anche loro hanno il senso di responsabilità per questo club che amano”.

Sulla carriera da giocatore: “Non ero molto veloce ma avevo una buona lettura del gioco. Sono stato un buon giocatore di medio-basso livello. Non avevo un grande motore ma me la sono cavata. Qualcosa sto facendo e voglio fare ancora molto da dirigente. Il tempo effettivo comunque era breve, molto diverso da oggi. Io ho fatto tante partite nei dilettanti e nei regionali: ti aiuta con i giocatori di ora perché valuti meglio i dettagli. Una volta Albiol fece due errori: era arrabbiato ma io gli dissi che secondo me voleva sopperire a un errore di un compagno. Mi chiese come avessi fatto a capirlo. Il giocatore deve essere contento di essere giudicato da una persona che è in grado di capire”.

Sulla carriera da dirigente: “A scuola ero bravo, non avevo molta voglia ma buona capacità di apprendimento. C’è un momento in cui uno deve prendere una strada e ho scelto il calcio. Mia madre non era così contenta ma poi scelsi quella della passione. Stare sospeso per tanti anni e non essere né carne e né pesce, per la famiglia dava pensiero ma alla fine ce l’ho fatta. Io dirigente? Io sono un aggregante per natura, già negli anni passati facevo gestione e poi me ne sono accorto. Per tutti ero un punto di riferimento naturale. Giusto che faccia sentire la mia voce e il mio volto perché rappresento un club importante ma non mi piace apparire. Voglio pensare più al noi: la parola Juventus inizia col “you” e finisce con “us”.

Sull’arrivo al Carpi: “Quando uno diventa un vertice di un club importante, deve capire le esigenze da parte di tutti. La mia volontà era di andare in Serie B e non in Serie A ma alla fine ci sono riuscito col Carpi. Bellissimi gli anni con Castori, vincemmo il campionato col miglior attacco ma con il peggior possesso palla e infatti ci vennero a studiare da tutte le parti per capire come fosse possibile. Calcio transepocale? Perché era un calcio molto essenziale, si dimostrò attuale perché ci permise di andare in Serie A. Lasagna? Un ragazzo bravissimo e velocissimo e fummo bravi a portarlo a casa. L’Aglianese? Lì ha iniziato anche il mister Allegri ad allenare, corsi e ricorsi storici”.

Sugli acquisti: “Di errori se ne fanno tanti. Di dinamiche ce ne sono troppe: a volte anche un buon giocatore può non essere corretto in quella dimensione. I numeri e gli algoritmi è giusto vederli ma prima vado sull’emozione. Gli allenatori li chiamo alle 2 di notte? Dipende, spesso non vado a letto presto. Il giorno penso molto alla gestione: mi capita di chiamare agenti, collaboratori, ecc. Sono momenti in cui riesco a programmare il futuro”.

Sullo scudetto col Napoli: “Lo scudetto è stata una grande soddisfazione. Quando siamo arrivati con Maurizio nel 2015 a Napoli c’era una buona squadra già. Abbiamo iniziato il primo ciclo lì, nel secondo ciclo poi abbiamo comprato altri giocatori. Abbiamo lavorato su uno spartito chiaro e poi ci ha dato soddisfazioni. Sono arrivati Meret, Mario Rui, Zielinski che ora sono dentro da tanto tempo. Luciano è stato bravissimo ma anche Gattuso ha fatto un grande lavoro. L’anno precedente anche potevamo vincere ma l’infortunio di Osimhen e Di Lorenzo ci ha limitato un po’”.

Su De Laurentiis:”De Laurentiis lo ringrazio, con lui c’è stato un rapporto straordinario. Abbiamo lavorato costantemente ogni giorno. Mi ha insegnato tanto, forse anch’io qualcosa a lui”.

Su Allegri: “Ho avuto la fortuna di incontrare dei grandi uomini e allenatori. La fortuna di un club è di avere un grande allenatore ma la cosa più importante è proteggerlo. Per farlo devi capire come pensa per dargli suggerimenti o avere un confronto per capire quale sia la strada giusta. Ci credo molto nel rapporto con l’allenatore. Allegri? Ha una grande personalità, fa fare alla squadra quello che ha in testa senza crearsi alibi. Quello che mi ha stupito è l’applicazione che mette come se fosse il primo giorno. Ha una grande dedizione al lavoro”.

Sul mercato; “Stiamo andando in un percorso per valorizzare i ragazzi a disposizione. Ci stiamo riuscendo ma possiamo fare meglio. C’è qualche mese per arrivare a gennaio, vediamo se ci saranno delle opportunità. Ora stiamo pensando alla prossima gara”.

Su Fagioli: “Siamo molto dispiaciuto per Nicolò. Il ragazzo si è dimostrato disponibile nei confronti degli enti. Il nostro compito non è solo quello di punirlo – e lo faranno gli enti predisposti -, ma dobbiamo rieducare un sistema e abbiamo delle responsabilità secondo me”.

Sulle condizioni di Chiesa e Vlahovic: “Chiesa non lo so come sta, Vlahovic ha fatto anche qualcosa con la squadra. Penso potremo schierarlo. Promesse per il mercato? Non è mai facile, a volte ci sono occasioni. Sono molto vigile e attento ma non posso fare alcuna promessa”.