Napoli-Juventus, serata napoletana per Giuntoli prima del match

Napoli-Juventus, serata napoletana per Giuntoli prima del match

Stasera in campo per Napoli-Juventus, la prima al Maradona da ex. Ma le ultime 24 ore per Cristiano Giuntoli sono state un vero e proprio ritorno al passato, un passato vissuto per otto anni di fila.

Ieri sera, l’ex dirigente azzurro e oggi alla Juventus, ha approfittato del ritorno in città per ritrovare i vecchi amici: Giuntoli si è intrattenuto nel locale “Terrazza Calabritto” prima di fare ritorno all’Hotel Parker’s, casa base della squadra di Max Allegri in queste ore napoletane.

DODICESIMO UOMO – Torna ‘sta casa aspetta a te

DODICESIMO UOMO – Torna ‘sta casa aspetta a te

Nella storia del calcio, molte sono state le coppie di attaccanti che, per un gioco di alchimia tipico di questo sport, rendono molto di più insieme che presi singolarmente. Basti pensare a Graziani e Pulici al Torino, a Vialli e Mancini alla Samp, al duetto in salsa carioca Romario e Bebeto e, perché no, alla coppia cinematografica Falchetti e Mengoni, la cui cessione alla Juve fece letteralmente disperare Oronzo Canà, interpretato da un magistrale Lino Banfi, nel film “L’allenatore nel Pallone”, che rimarrà per sempre un vero e proprio cult per gli amanti del calcio.

In casa Napoli, sicuramente l’arma letale che portò al successo della scorsa stagione è in larga parte da attribuire all’intesa Kvara-Osimhen. Non è un caso che anche quest’anno l’ultima vittoria convincente sia stata Napoli-Cagliari, che giustappunto vede a referto nel tabellino di giornata entrambi i calciatori azzurri.

Da questo assunto è necessario ripartire: prima l’infortunio e poi la Coppa d’Africa. Quest’anno il Napoli si è visto privato del suo calciatore migliore, che a suon di gol ha strappato al suo presidente il contratto più ricco nella storia del calcio del Napoli.

Il presidente, che tante colpe ha nella programmazione di questa stagione, non ha certamente avuto nemmeno il calendario dalla sua parte. Privare i partenopei, negli scontri contro le migliori del campionato, del suo numero nove significa non solo depotenziare la squadra, ma anche far perdere il perfetto partner in crime a Kvarashelia. Il georgiano, che ha ritrovato la sua perfetta forma fisica, è ormai vagante per i campi d’Italia da tanto, troppo, tempo senza il suo Victor Osimhen.

Gemelli diversi, direbbe qualcuno: straripante fisicamente il nove, un vero e proprio giacimento di tecnica pallonare il settantasette, per un mix di forza e bravura che farebbe tremare i polsi anche al miglior difensore in circolazione. Molti affermano che Kvara, al suo secondo anno in Italia, è diventato più prevedibile perché le difese avversarie lo hanno studiato. Per onestà intellettuale, invece, penso che a renderlo prevedibile sia la mancanza del gigante di Lagos, che con i suoi strappi e la sua dominanza fisica in area di rigore, dava al georgiano più libertà d’azione.

Ad oggi, Victor Oshimen in campionato con il Napoli ha giocato solo 13 partite su 23 giocate dagli azzurri. Ciò significa che Kvara in una partita su due è costretto a giocare da solo lì davanti in attacco, privo del suo partner ideale e di quegli automatismi che i grandi calciatori in campo, per convivenza, si sanno trovare da soli per sublimare i palati dei tifosi più esigenti.

Si riparte da Genoa in casa, contro i rossoblù ben allenati da Gilardino. Parte un mini ciclo in campionato con tutte squadre sicuramente abbordabili. Gli azzurri ad oggi danno l’impressione di avere tante insicurezze dovute più alla mancanza di risultati che a veri e propri problemi tecnico-tattici.

Il palo a Milano sta ancora tremando. Pareggiare a San Siro, anche se con un autogol, non sarebbe certo stata una prestazione che ogni tifoso avrebbe ricordato per sempre, ma sicuramente avrebbe dato continuità di risultati, quella costanza che purtroppo ormai da queste parti è merce rara.

Questo Napoli sembra quasi mestamente rassegnato ad un malinconico destino, e con esso i suoi tifosi, ma bisogna stare attenti in una stagione maledetta. Sarebbe grave buttare il bambino con l’acqua sporca.

Il pareggio di Roma contro la Lazio fece gridare allo scandalo perché il Napoli aveva tirato in porta poco o niente, ma alle volte un punto serve più di una bella prestazione e, se lo analizziamo oggi, alla luce della vittoria dei biancocelesti contro il Bayern, quel pareggio tanto vituperato assume quasi i connotati di un’impresa, tanto più se ricordiamo che Mazzarri in campo fu costretto a schierare la terza squadra.

Ma ecco arrivare lui, Victor Oshimen, che orgoglioso com’è, state sicuri, sconfitto in finale con la sua Nigeria, già brama di tornare a segnare gol a grappoli per far capire al mondo intero che lui è un vero top-player e che fanno bene i grandi club a contendersi sin d’ora e fino al prossimo calciomercato estivo.

Finalmente, ormai l’attesa è finita. Mister, compagni e tifosi non vedono l’ora di riabbracciare Victor. A questa squadra, che ad oggi registra in campionato il misero bottino di 32 reti, le prestazioni dell’uomo mascherato servono come il pane.

Torna, Victor, ‘Sta casa/stadio aspetta a te’… Torna, che smania ‘e te vede!

Gennaro Di Franco

Cons. Simeone: “Disponibili a parlare del Maradona, ma servono progetti concreti”

Cons. Simeone: “Disponibili a parlare del Maradona, ma servono progetti concreti”

Nino Simeone, consigliere del Comune di Napoli, è intervenuto a ‘Il Bello del Calcio’ su 11 Televomero per parlare della vicenda legata a una possibile ristrutturazione del Maradona.

Questo il pensiero del nostro ospite:

“Quella sullo stadio è una telenovela, siamo in attesa di ricevere una proposta che al momento è solo nella testa di ADL. Pochi anni fa sono stati spesi circa 30 milioni per metterlo un po’ a posto e renderlo come è oggi, visto che precedentemente era in condizioni pietose. Del Maradona si deve parlare bene, visto che è tra gli 11 impianti italiani attenzionati per Euro 2032. È vero che, viste le dimensioni dello stadio, servono ulteriori interventi e che in passato la manutenzione è stata poca, ma non dobbiamo deprezzare qualcosa che ha un valore simbolico e sentimentale molto forte per i napoletani.

Il Comune è in attesa di ricevere un PEC con proposte di finanziamento e di sviluppo, oltre che garanzie dal punto di vista economico. Noi siamo pronti anche a rivedere l’assetto urbanistico dell’intera area, visto che lo sviluppo deve avvenire non solo all’interno dello stadio ma anche nella zona circostante. E’ chiaro che ci sono difficoltà economiche ma questo riguarda tutte le amministrazioni.

A Bergamo lo stadio è stato acquistato dall’Atalanta per 10 milioni di euro, poi sono stati fatti investimenti di 100 mln per l’interno e altri 60 per l’esterno. Parliamo comunque di una struttura piccola, da circa 20.000 posti. Per ammodernare una struttura come il Maradona servono ingenti investimenti.

Va poi capito se il club vuole una concessione esclusiva per i prossimi 100 anni a condizioni agevolate, come l’Udinese con la Dacia Arena. Servono però investimenti importanti da parte della società, ad esempio solo per il Terzo Anello servirebbe qualche milioncino.

Il Comune potrebbe ricevere fondi pubblici per ristrutturare gli impianti sportivi e anche il Maradona, che però resterebbe di proprietà della città. Se invece il bene deve essere gestito da un privato, servono investimenti dei privati. ADL ha anche menzionato fondi PNRR, ma voglio sottolineare che nemmeno un centesimo di questi soldi è previsto per la riqualificazione degli impianti sportivi. A Firenze con quei fondi è stata ristrutturata l’area circostante, ma l’impianto dello stadio non è stato toccato.

La questione principale è capire qual è il progetto del presidente del Napoli, tutto si può fare ma al momento la base di partenza è zero. Non basta la visione dell’imprenditore, serve poi rispetto per il sindaco e le istituzioni. L’ultimo incontro con il sindaco è avvenuto diverso tempo fa quando si sono incontrati per la convenzione e ad ADL fu chiesto di mandargli i progetti mai mandati finora. L’idea proposta 7/8 anni fa è molto simile a quello che oggi è la condizione del Maradona.

Da parte dell’Amministrazione c’è la piena disponibilità a sedersi a un tavolo in presenza di elementi oggettivi. Ci sono tante cose da sistemare: le palestre sottostanti la struttura, il terzo anello, i parcheggi che non riusciamo a sistemare. Il progetto può avere un impatto anche sull’intera area residenziale e sul valore immobiliare della stessa”.

DODICESIMO UOMO – Settimana Tipo

DODICESIMO UOMO – Settimana Tipo

Finalmente è arrivata la settimana che stavamo aspettando, e non stiamo parlando di Sanremo. Nella settimana della Kermesse canora che si sta svolgendo nella terra dei fiori, è facile ora come ora che la mente corra al Festival.

In realtà, parliamo di altro: ad attendere questa settimana come una vera e propria manna dal cielo è il nostro Mister, Walter Mazzarri, il toscano di San Vincenzo che, potete giurarci, sicuramente non vedeva l’ora di avere tra le mani la sua squadra, per giunta quasi a ranghi completi, per una settimana intera.

Siamo giunti alla tanto agognata “Settimana tipo”, quella che nel calcio moderno per le grandi squadre è ormai una vera e propria chimera, quella per la quale ogni allenatore farebbe di tutto per avere sempre, e che in cuor suo brama, esattamente come fa un bambino con i regali la notte di Natale.

E parliamoci chiaro: avere la disponibilità di una settimana intera di lavoro con la rosa al completo non è cosa da poco. La Juve di Allegri quest’anno lo dimostra. I bianconeri, nella disgrazia della squalifica in Europa, stanno di fatto costruendo il loro prossimo futuro in Champions League. Il poter lavorare tutta la settimana, avendo in mente solo e soltanto la partita di campionato, è un vantaggio enorme sia in termini di risultati che di infortuni, in un calcio dove ormai i calciatori risultano di fatto veri e propri “schiavi della pedata”, attori protagonisti di un circo che purtroppo contempla solo il Dio Fatturato.

Alla luce di questa considerazione, la vittoria last minute contro il Verona ha un doppio valore: oltre a portare tre punti fondamentali, ha anche un effetto balsamo per la mente e lo spirito degli azzurri che, a questo punto del campionato, si possono proiettare alla sfida di domenica contro il Milan con un pizzico di serenità e convinzione in più.

Sprazzi di sereno si vedono all’orizzonte, la cura Mazzarri inizia a dare i suoi frutti. In campo si inizia a vedere una squadra unita e compatta, proiettata al risultato finale. 

Lindstrom, da oggetto misterioso di questo calciomercato estivo, si sta rivelando un prospetto di buon giocatore, e forse i milioni spesi per acquistarlo non sono stati spesi inopinatamente. Cyril Ngonge, di fatto, è una splendida alternativa a Politano. La sottovalutata partenza di Lozano privava la squadra di una spinta continua su quella fascia destra, fondamentale lo scorso anno per il risultato finale. 

Mazzocchi, da semplice gregario di base, è in realtà una pedina strategica per un cambio modulo che nei fatti rende gli azzurri più solidi in difesa, e soprattutto meno prevedibili dagli avversari.

Con queste premesse si va a giocare la partita contro il Milan di Pioli, la stessa squadra che, non più tardi dello scorso campionato, era nei fatti  considerata a cospetto del Napoli, in odore di terzo scudetto, una squadretta facile da battere in campionato e in Champions League. Ma alla fine sappiamo bene che non fu così. Leao e compagni si rivelarono veri e propri diavoli, capaci di diventare un baluardo insuperabile per Spalletti e compagni.

Non sarà facile, si va a giocare alla Scala del Calcio. Ci aspetta un’altra gara di sofferenza e passione dovuta alla qualità dell’avversario che, oltretutto, sa bene che gli azzurri non sono certo una squadra da settimo posto in classifica e per questo, sicuramente, i rossoneri faranno di tutto per fare una gara di livello e non rimettere i partenopei in gioco per un piazzamento Champions.

La speranza cova sotto la cenere ma nasce dalla convinzione che, oggi come oggi, il Napoli ha un’arma segreta in più, quel Kvara che con il suo baule di magie calcistiche e con questa ritrovata condizione fisica, magari messo nella posizione di trequartista, potrebbe nuovamente far scoppiare di gioia tutti i tifosi partenopei.

È arrivata l’ora di ripartire. “Vincere aiuta a vincere” è un vecchio adagio del mondo del calcio. I rossoneri sono avanti in classifica di ben 14 punti, tutto sembra impossibile, ma come sappiamo molto spesso il calcio è bugia. Sarà compito di Di Lorenzo e compagni far uscire fuori la dolce Verità.

Gennaro Di Franco

LDL si dissocia dal papà Aurelio: “La mia prima squadra è il Bari”

LDL si dissocia dal papà Aurelio: “La mia prima squadra è il Bari”

Si apre la querelle in casa De Laurentiis: dopo le parole di Aurelio che aveva etichettato il Bari come seconda squadra del gruppo familiare e la difesa del sindaco barese Decaro, anche Luigi De Laurentiis, figlio e numero uno dei pugliesi, ha voluto commentare la vicenda sui social.

«È inutile che io ci giri intorno: devo dissociarmi dalle dichiarazioni rilasciate da mio padre, presidente dell’altra squadra della FilmAuro. Così come non sempre un figlio la pensa come il proprio padre, può accadere che due soci non condividano la stessa visione aziendale. Voglio credere che le parole di mio padre siano state mal interpretate o che lui stesso non si sia espresso con chiarezza, perché ovviamente non è possibile parlare di Bari e del Bari derubricandole a seconda squadra del gruppo non solo perché non è vero ma, inoltre, non rende giustizia alla storia di questa piazza. In ogni caso che ci sia stato un malinteso o meno, quanto accaduto è la dimostrazione nei fatti della totale autonomia che esiste fra le due realtà aziendali» si legge dal suo lungo post Instagram.

Luigi ha poi continuato: «La mia prima squadra è il Bari e fino a quando sarò qui ne difenderò gli interessi, l’onore e i colori, con onestà intellettuale e morale e con impegno di fronte a chiunque». Pronto il dietrofront di Aurelio su Twitter: «Io penso che avere come proprietà due squadre, in due diverse categorie, sia semplicemente un valore aggiunto, per entrambe. Era questo il senso del mio ragionamento. Il Bari è guidato da mio figlio Luigi De Laurentiis in totale autonomia ed è stato a un passo dalla serie A solo sette mesi fa. L’obiettivo della proprietà è quello di portarlo più in alto possibile. Se le mie parole hanno offeso i tifosi mi dispiace».