Garcia: “Non c’è stato rispetto per me. Verona? Voglio atteggiamento diverso”

Garcia: “Non c’è stato rispetto per me. Verona? Voglio atteggiamento diverso”

Due settimane di chiacchiere e parole, due settimane che Rudi Garcia sembra non aver apprezzato troppo. «Dire che non ho apprezzato il dopo Fiorentina è dire poco, è stata una mancanza di rispetto nei miei confronti. Ringrazio i tifosi o i giornalisti incrociati in città e che mi hanno sostenuto. L’ho trovata un po’ esagerata questa vicenda» chiarisce subito il francese in conferenza stampa prima di Verona-Napoli «Dopo la Fiorentina ho avuto il sostegno del club e anche quello del Presidente. Ma visto che non tutto è andato bene mi prendo le mie responsabilità, non mi nascondo. Sono un po’ deluso: pensavo che avere un atteggiamento più collaborativo sarebbe stato meglio, ora invece sto pensando se ho sbagliato atteggiamento. Adesso pensiamo a vincere a Verona: abbiamo tre partite di fila, ma la prima resta la più importante delle altre».

Verona, appunto, senza Osimhen e Anguissa: «Ma non mi lamento. Ho fiducia in chi giocherà. Questa rosa è costruita con tre attaccanti centrali, un allenatore non può farli giocare tutti e tre ma ora sono una risorsa importante. A centrocampo abbiamo preso Cajuste per far concorrenza a Anguissa, lo sostituirà con qualità e carattere». Molto passerà da Simeone o Raspadori: «Si può pensare anche di giocare con due punte, ma adesso abbiamo solo due attaccante. Sono bravissimi e hanno diverse qualità, sono certo che li vedremo entrambi in campo tra domani e la Champions. Non so se insieme, ma di certo saranno in campo. A Verona vincere è sempre tosta ma andiamo lì per ripartire dopo la Fiorentina. Dovremmo essere bravi con e senza palla. Tutto il gruppo è convinto e pronto per la trasferta. Rrahmani-Natan? Possibile. Amir ha lavorato con cautela in settimana, per non rischiare. Gli manca solo minutaggio e deve giocare. Può stare in coppia con Ostigard o Natan, sono contento di quanto abbiamo fatto in difesa nelle ultime gare». 

Da cambiare, però, c’è innanzitutto la testa: «Voglio vedere la voglia di vincere, l’atteggiamento giusto, prima ancora delle cose tattiche e tecniche. Sono certo che la squadra sia pronta, ma ora dovremo mostrarlo in campo. Sappiamo quanto importante è la gara. Non è tutto da cambiare. Dal secondo tempo di Genova fino al Real Madrid per me c’è una striscia di cose buone, anche se non abbiamo vinto tutte le volte». 

Napoli-Osimhen, il club: “Appuntamento per il rinnovo”

Napoli-Osimhen, il club: “Appuntamento per il rinnovo”

«Dopo la stretta di mano, c’è stato un ripensamento» aveva detto ieri in conferenza stampa Aurelio De Laurentiis parlando di Victor Osimhen, l’attaccante del Napoli con il contratto in scadenza nel 2025 che resta uno dei pezzi pregiati del mercato azzurro, attenzionato da diversi top club in estate e con ogni probabilità pronto a lasciare l’Italia nelle prossime finestre di mercato.

All’indomani delle parole del patron, tramite un comunicato ufficiale il club annuncia però anche la volontà di non tralasciare l’eventuale rinnovo contrattuale. «Nelle prossime settimane, complice anche il fatto che Victor dovrà restare fermo per la riabilitazione, De Laurentiis, Osimhen e il suo agente Roberto Calenda si incontreranno per parlare del futuro nella massima serenità» si legge dal sito ufficiale degli azzurri. La telenovela legata al nigeriano va avanti dalla scorsa estate ma non sembra ancora pronta a concludersi.

Osimhen, lesione al bicipite femorale: un mese di stop

Osimhen, lesione al bicipite femorale: un mese di stop

Dopo l’infortunio subito in Nazionale lo scorso venerdì, Victor Osimhen è rientrato a Napoli in queste ore per approfondire il problema fisico evidenziato. L’attaccante azzurro, come riportato dal club attraverso i canali ufficiali, è stato visitato e sottoposto ad ulteriori accertamenti che hanno evidenziato una lesione di medio grado del bicipite femorale della coscia destra. 

L’attaccante azzurro ha iniziato le terapie questa mattina al centro tecnico di Castel volturno, ma resterà fuori sicuramente per le prossime partite. Salterà la sfida contro il verona in campionato di sabato e anche la trasferta importante in Champions League contro l’Union Berlino in Germania. L’infortunio andrà valutato giorno per giorno, ma Osimhen rischia di saltare il prossimo mese.

Conte: “Allenare a Napoli mi piacerebbe”

Conte: “Allenare a Napoli mi piacerebbe”

Antonio Conte parla al microfono di Francesca Fagnani per la trasmissione Rai ‘Belve’ e si sofferma anche sulla possibilità in futuro di allenare in altre città rispetto a quelle in cui è già stato.

“Le piacerebbe allenare Napoli o Roma?”, la domanda della Fagnani.
“Sono due piazze che vorrei vivere per la passione che esprimono. Spero che un domani ci sia la possibilità di fare questa esperienza”. L’anticipazione viene resa nota dall’edizione online del Corriere della Sera. Conte nei giorni scorsi era stato vicino al Napoli, alla fine ha scelto di non subentrargli: “Non prendo squadre in corsa perché sono situazioni create prima”.
Si dilunga poi sulla Roma e domani, martedì 17 ottobre, scopriremo se qualcuno del club giallorosso si sia fatto vivo con lui. Tra le anticipazioni una rivelazioni sull’addio più sofferto: “Quello di cui mi sono più pentito è quello alla Juventus dopo tre anni. Quando anche per le piccole cose vedi grandi problemi… Decisi di andar via”.

DODICESIMO UOMO – Momento No

DODICESIMO UOMO – Momento No

Sosta del campionato benedetta per molti, ma sicuramente maledetta da tutti i tifosi del Napoli.

Negli occhi, ma soprattutto nella mente, ancora passano le sconfortanti immagini della notte di follia contro la Fiorentina, e certo questa pausa non giova per il morale.

Orgogliosi del tricolore sul petto, oggi i supporters partenopei si vedono mortificati dalla propria squadra che ormai non è nemmeno il fantasma della passata stagione.

In un Maradona pieno come ai tempi migliori, i Campioni d’Italia in carica si fanno letteralmente dominare agonisticamente e tatticamente dalla squadra viola allenata da Vincenzo Italiano, allenatore che, visto il gioco della Fiorentina, a ben vedere, è stato oggetto dei desideri di Aurelio De Laurentis e di molti tifosi azzurri.

Allo stadio domenica sera sembrava di vivere un vero e proprio scherzo del destino. Il Napoli, che l’anno scorso aveva fatto parlare tutto il mondo per il suo gioco fatto di possesso palla e fraseggi-poesia, sembrava essersi letteralmente smemorizzato.

Bonaventura e compagni contemporaneamente sembravano aver imparato a memoria i dettami calcistici di spallettiana memoria.

In estrema sintesi, Pesaola avrebbe detto “e se vede che ci hanno rubato la idea”.

Perché proprio di idee si tratta, sia chiaro. Garcia non doveva necessariamente copiare il gioco del suo predecessore. Nel calcio non esistono ricette vincenti, o moduli più vantaggiosi rispetto ad altri. Rudi poteva, e anzi doveva, fare qualcosa di diverso, ma la sensazione è che a questa squadra, minata nel suo credo tattico, fatta uscire dalla propria comfort zone, mancano idee alternative di gioco.

Napoli troppo brutto per essere vero, incapace di fare tre passaggi di fila, con Victor Osimhen e compagni impegnati ad autocrearsi da soli azioni gol degne di questo nome.

Scellerati cambi di modulo e di uomini no-sense risultano nei fatti essere vere e proprie dichiarazioni, nemmeno tanto subliminali, di resa.

Nel calcio dei tre punti, la ricerca della sostituzione tesa a mantenere il pareggio mina nella testa e nelle gambe qualsiasi squadra, figuriamoci un Napoli che dimostra, nei fatti, di digerire poco i nuovi dettami tattici richiesti da Garcia.

Risultato finale, a fine partita, bordata di fischi per il gioco espresso e applausi rivolti ai giocatori azzurri che mestamente sono andati sotto la curva. E così, ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, il pubblico napoletano si dimostra essere tra i più competenti d’Italia.

Troppo competenti e scafati per non capire che Garcia, con i suoi cambi, è in totale confusione, e che i calciatori, con i loro gesti di istintiva rabbia, dimostrano di mal sopportare l’allenatore transalpino che, con il suo impeccabile abito blu e camicia bianca a bordo campo, non fa nulla per risultare simpatico alla sua squadra e al suo nuovo pubblico.

La verità è che tanto mancano ai napoletani, e forse ai giocatori, gli scarpini di calcio vintage che Spalletti amava indossare nelle partite verità, quelle che contavano per la svolta della stagione.

Purtroppo, o per fortuna, è ormai lampante che è giunto il tempo di cambiare. Tra mister e squadra la spaccatura appare netta e difficilmente sanabile.

Cambiare la guida tecnica èauspicabile e soprattutto necessario, d’altronde lo stesso Presidente ha chiaramente dichiarato di vivere un “momento no” con Garcia, lo stesso momento che vive la piazza. 

Il malumore in città è tanto, i tifosi temono che il “momento no” diventi il “campionato no” perché, diciamoci la verità, i tifosi partenopei vedono la squadra sostanzialmente identica a quella dell’anno scorso, e non si riescono a spiegare questa continua involuzione di gioco che sostanzialmente vede Garcia come primo artefice.

La sensazione è che ognuno aspetti che questo brutto sogno, un vero e proprio incubo, finisca e che, come per magia, il Napoli riprenda a fare il Napoli, cosa che, ad onor del vero, oltre che auspicabile, è da pretendere, perché gli azzurri sono squadra forte e di alta categoria, non solo negli undici iniziali ma anche in panchina.

Antonio Conte, che seriamente è stato corteggiato, pare anche lui alle prese con una necessità di relax e “voglia di famiglia”, la stessa che a fine stagione anelava Luciano Spalletti.

Tudor, Lopetegui, Gallardo sono ottime e valide alternative, Mazzarri appare il traghettatore low-cost, ma più che una soluzione ad oggi resta una suggestione.

Spetta al presidente uscire fuori da questa situazione, che certamente non è facile. Con tanta acribia bisogna, ora più che mai, trovare il nome giusto. Per questo suo Napoli, cambiare servirebbe anche a togliere alibi alla squadra. A questo punto, continuare con Garcia sarebbe molto rischioso, e certamente la riconferma darebbe l’idea di un matrimonio ormai finito, che resta in piedi soltanto per motivi economici, e non certo per amore dei figli.”

Gennaro Di Franco