Conte non chiude al Napoli: “Possono succedere tante cose”

Conte non chiude al Napoli: “Possono succedere tante cose”

«Mi fa emozionare vedere tanto ex compagni e anche tanti miei ex calciatori. È veramente bello essere qui».Cosi parla Antonio Conte, questa sera con addosso la maglia bianconera della Juventus per la festa dei 100 anni della famiglia Agnelli a Torino.

«Tornare in Italia? Per ora mi godo la famiglia, ho fatto una scelta precisa quando mi sono fermato con il Tottenham» ha spiegato a Sky Sport l’allenatore che sembra essere la prima idea del Napoli per l’eventuale sostituzione di Garcia «C’è la voglia di riposare e godermi la famiglia. Poi sai bene che nel percorso possono succedere tante cose ma nel frattempo mi godo quello che ho. Napoli? Bisogna avere rispetto e grande educazione per tutto».

Cajuste salva Garcia: “È un grande allenatore”

Cajuste salva Garcia: “È un grande allenatore”

Jens Cajuste torna a parlare di Napoli direttamente dal ritiro della Svezia. «Viviamo una situazione strana. Ogni settimana l’umore della città cambia a seconda dei risultati, non solo in squadra. Te ne accorgi girando nei bar, dopo una sconfitta. Le aspettative sono alte, ma per quanto mi riguarda sento di essere sempre più al passo della squadra e sempre più adattato a una nuova realtà» le parole dello svedese.

La gestione Garcia non è un problema per lo svedese: «A me piace, è un grande allenatore. Ed è stato motlo utile per me lavorare con lui in questi primi mesi. È francese, io arrivo dalla Ligue 1, mi ha aiutato molto» ha spiegato nella intervista di Sportbladet. «Caso Osimhen? Abbiamo avuto così tanti impegni che non ne abbiamo parlato troppo tra di noi in squadra. È stata una situazione strana visto che il video social arrivava dal club. Se fosse capitato a me? Difficile rispondere, bisognerebbe esserci nella situazione, ma sicuramente non sarei stato felicissimo».

De Laurentiis, con Garcia momento no: “Prenderò le decisioni opportune”

De Laurentiis, con Garcia momento no: “Prenderò le decisioni opportune”

«A me dispiace quando devi esonerare qualcuno. Ma nel calcio purtroppo avviene di dover fare questo, con la morte nel cuore. Quando devi prendere una decisione così dolorosa, sei il primo a soffrirne». Così parla Aurelio De Laurentiis, ospite questa mattina a Roma dell’Universita Luiss per la tavola rotonda Inpiù. Le parole del patron si riferivano a Michele Mignani, da ieri ex allenatore del Bari, altro club di famiglia, esonerato per far posto a Marino dopo aver sfiorato la A la scorsa primavera.

Non è mancato però un passaggio su Rudi Garcia: «Con Rudi sto vivendo un momento no. Io sono un imprenditore, ho il dovere di interessarmi alla mia impresa. L’allenatore e il direttore sportivo sono al tuo servizio. Prenderò le decisioni più opportune quando sarà il momento di prenderle. I tifosi? La piazza non può essere condizionante. Devi fare sempre una pausa riflessiva. Ogni decisione affrettata è sbagliata. Bisogna mitigare questa esigenza di avere tutto e subito, nella vita non è possibile. Testa bassa, pedalare e lavorare. La vita è vita. Panta Rei, tutto scorre, si vedrà».

Osimhen, niente più rigori: ecco perché Victor non calcia più

Osimhen, niente più rigori: ecco perché Victor non calcia più

Perchè Osimhen non calcia più i rigori? L’attaccante nigeriano anche contro il Real Madrid ha ceduto il pallone a Zielinski non presentandosi dagli undici metri. L’edizione napoletana di Repubblica fa chiarezza su questa scelta da parte di Osimhen.

“Adesso però bisognerà aspettare la reazione di VO9, che in Coppa ha rinunciato per la terza volta di fila a presentarsi sul dischetto, come aveva già fatto contro Udinese e Lecce. La rabbia per i post ironici del suo club su Tiktok (“Il video con la noce di cocco è palesemente razzista”), gli ha dato manforte l’ex campione Thierry Henry) non è quindi ancora passata all’irascibile numero 9, che si è sentito preso in giro in particolare per il rigore fallito a Bologna e da allora ha deciso di non batterli più”.

DODICESIMO UOMO – Così parlò Aurelio

DODICESIMO UOMO – Così parlò Aurelio

Ebbene sì, dopo “Così parlò Zarathustra” e “Così parlò Bellavista”, è proprio il caso di dire “Così parlò Aurelio”.

“Il Napoli riparte da Bologna. Bravi tutti!”. Cit. Aurelio De Laurentis.

All’indomani della partita contro gli emiliani, il Presidente aveva commentato (o se preferite cinguettato) così la prestazione degli azzurri contro la squadra di Thiago Motta.

Molti tifosi davanti a questa affermazione avevano sorriso; altri, i “soliti leoni da tastiera”, avevano avuto l’ennesimo pretesto per dimostrare la propria eleganza nei confronti di un Presidente che, seppur vincente, risulta inopinatamente uno dei meno amati nella storia del calcio Napoli.

Ma alla luce dei fatti, ancora una volta, vista la prestazione in casa con l’Udinese, aveva ragione lui.

Il Napoli, che allo Stadio Diego Armando Maradona per la prima volta quest’anno vince, ma soprattutto convince, 4-1 contro i friulani con i gol di Osimhen, Kvara e Simeone, è davvero tanta roba e fa sperare tutti i cuori azzurri che arrivano a fine settembre stremati.

Dopo un calciomercato da incubo, con i propri beniamini che ogni giorno finivano venduti nei quattro angoli del mondo, si è dovuto, gioco forza, sorbire pure un inizio di stagione esteticamente squallido e, anche se più nel gioco che nei risultati, alquanto deludente.

Abituati alla grande bellezza, era difficile tutto d’un tratto adattarsi a un corto muso di “allegriana memoria”.

Oggi, per usare una frase cara a Garcia, speriamo finalmente che la chiesa Napoli sia finita di nuovo al centro del Villaggio.

E soprattutto che tutti, compreso il transalpino, abbiano capito che questa squadra è geneticamente nata per avere il pallone tra i piedi e non certo per giocare di rimessa.

D’altronde, nell’intervista post Udine, il ritrovato fenomeno Kvaratskhelia è stato chiaro: necessario per gli azzurri è tenere la palla.

Sicuramente una rondine non fa primavera e, diciamoci la verità, tutti i tifosi azzurri e addetti ai lavori non vedono l’ora di rivedere gli azzurri in campo contro il Lecce, avversario oggi sicuramente più impegnativo dei friulani, per capire fino in fondo se questa squadra ha di nuovo ripreso il cammino virtuoso della passata stagione.

Appare chiaro a tutti che, tra i tweet del Presidente, le interviste dei calciatori e le decisioni della Società, Squadra e Allenatore si siano guardati negli occhi e magari, chiarendosi, abbiano capito che il Napoli non conosce altra strada che porti alla vittoria se non quella della bellezza.

Questa squadra, fortissima nei suoi singoli in campo e in panchina, non può fare a meno dell’attrezzo di questo sport, la palla, quella meravigliosa sfera che un tempo era di cuoio, e grazie alla quale gli azzurri riescono a creare splendore.

L’attuale Napoli ha nel suo DNA fraseggi brevi, triangolazioni continue, possesso palla perenne; se a questo Garcia riuscirà ad aggiungere qualcosa di diverso, che renda il Napoli imprevedibile quando serve, ben venga, ma deve essere un elemento integrativo, non una dolce ossessione.

Siamo in un momento cruciale della stagione, sembra di rivivere i primi momenti del primo anno di Sarri, venuto a Napoli con la convinzione del trequartista (molti ricorderanno che invece attesa del mercato e dell’acquisto di Saponara, il malcapitato Insigne provò quel ruolo, ma con scarsi risultati), e finito poi con il  passare al modulo 4-3-3, schema che da anni sta facendo la fortuna dei partenopei e dei suoi tifosi.

Oggi Garcia ha ragione quando dice che il Napoli, studiato dagli avversari, doveva presentare ai nastri di partenza qualche elemento di novità per dare una nuova freschezza al gioco partenopeo, ma è altrettanto vero che forse, quando in campo hai dei fuoriclasse, a fare la differenza è il genio calcistico, quel genio che non puoi incastrare tra rigidi schemi e che, grazie a Dio, nel Napoli non manca.

Diciamoci la verità, a questa squadra che nelle sue file conta gente come Lobotka, Kvara e Osimhen, la genialità certo non manca; affidarsi a loro per uscire dagli schemi è cosa buona e giusta, rifugiarsi in un gioco che ha visto il Napoli l’anno scorso dichiarato ingiocabile da tanti allenatori è cosa da fare.

Ora la palla passa al campo. Si va a Lecce con tante aspettative, ma soprattutto con la convinzione che gli azzurri hanno di nuovo imboccato la retta via.

Se poi martedì in Champions dovesse succedere di fare lo sgambetto al Real del nostro vecchio amico Carletto Ancelotti, a quel punto potete giurarci che tutto cambia, per non cambiare quello che l’anno scorso ha fatto innamorare.

Lo sappiamo tutti che, al di là dei tre punti, ci sono partite che possono davvero segnare le stagioni, e questa settimana ne abbiamo due che chiamare fondamentali è dire poco.

Gennaro Di Franco